lunedì 26 agosto 2019

Cosa amo del maschile

Ogni giorno rivolgo le mie attenzioni al femminile sacro. La mia vocazione, che arde forte da tanto tempo, mi porta sempre lì, senza che nulla mi distragga troppo a lungo. Altre persone vivono un percorso spirituale che si rivolge sia al femminile, sia al maschile, ma questo non è ciò che mi appartiene, non è ciò che mi richiama e mi ispira, e non è ciò che la mia stessa anima desidera e mi chiede di cercare e realizzare.
Amo troppo il femminile e tutto ciò che ne fa parte, mi ci riconosco e mi incanta a tal punto che, semplicemente, di includere il maschile nel mio percorso interiore non mi interessa.
Sono donna e non potrei mai essere diversa da quella che sono, sto bene da sola e non ho bisogno di nessun altro per trovare la completezza e l’integrità dentro me stessa.
Ma questo non significa che io rifiuti il maschile a prescindere. Anche se c’è chi lo pensa – e a me diverte che continuino a pensarlo – non sono affatto lesbica. Amo molto un certo tipo di maschile e ne sono profondamente attratta, anche se nella realtà di tutti i giorni trovare chi lo incarni è praticamente impossibile. O forse è solo molto difficile, richiede tanta pazienza, e la capacità di non accontentarsi.
Dato che, dopotutto, sono in debito col maschile per averlo trascurato troppo, oggi voglio ritagliare un pochino di tempo per concentrarmi e descrivere quelle piccole e grandi caratteristiche del maschile – sia profonde, sia semplici e un po’ sciocche – che amo davvero.
All’ipotetica domanda, che solitamente riterrei stupida, “Cosa ami del maschile?”, voglio rispondere seriamente, guardando dentro me stessa e cercando di ritrarre qualcosa che, se comparisse nella realtà, potrebbe mettere in seria difficoltà la mia imperterrita indipendenza e la mia naturale avversione verso qualsiasi relazione sentimentale.
Cosa amo, dunque, del maschile?

Del maschile amo prima di tutto lo sguardo. Gli occhi puliti, limpidi, sinceri, che guardano senza timore e non si nascondono dietro una maschera di vanità e autocompiacimento.
Gli occhi trasparenti, che guardano con semplicità. Occhi che annullano le distanze e fanno crollare i muri che separano chi guarda da chi è guardata/o.
Occhi che non hanno niente da nascondere, che sorridono, che non sfuggono – a meno che non sia per quel dolce imbarazzo suscitato dall’emozione – che parlano e non hanno paura di mostrare ciò che il cuore prova.
Occhi belli, di qualsiasi colore purché siano veri. Occhi che non hanno paura e che raggiungono il centro delle cose.

Del maschile amo il calore, il fuoco che arde nel petto, che avvolge, abbraccia e scalda; ovvero lo spirito forte e presente, acceso e affidabile, che non si annulla nell’egocentrismo e non si trasforma in aggressività.
E amo il petto stesso, largo e robusto, atto a contenere il cuore e ad ospitare quel fuoco maschile – diverso dal fuoco femminile – che infonde sicurezza e determinazione.

Del maschile amo le mani. Mani gentili, piene di quella forza che tuttavia non viene ostentata. Mani che tengono e trattengono, che accarezzano spesso, che abbracciano e, con i gesti, comunicano.
Amo la loro forma, le vene che scorrono sotto la pelle, i peli che crescono liberi sulla parte esterna del dorso. E amo l’anello a fascia tenuto al pollice.

Del maschile amo le braccia e le gambe forti, e la naturalezza di chi non si rade i peli. Sono un attributo del corpo maschile irrinunciabile, e non capisco la necessità di privarsene.
E amo il sorriso, la risata, e la piega che nel ridere si forma a lato della bocca.

Del maschile amo la voce, calda. Amo le parole pronunciate con convinzione, non tanto per parlare. Amo la battuta inaspettata, l’umorismo e gli scambi ironici, quando ti ritrovi a ridere fino alle lacrime.

Del maschile amo la capacità positiva e costruttiva di mettere in pratica, di determinare, di razionalizzare, per fare in modo che il non agito e il non creato diventino azione e creazione. Amo la determinazione, l’energia che si rivolge esternamente per portare nel mondo ciò che non c’è ancora.
E in certi casi amo anche la strabiliante capacità di semplificare… lo dico sorridendo, con ironia, ma è pur vero che semplificare in modo positivo è un po’ come distillare, significa ridurre ai minimi termini, e certe volte sono proprio i minimi termini – i numeri primi – a contare davvero.

Del maschile sano amo la capacità di domare con consapevolezza l’istinto naturale alla territorialità, perché questa non cada nella cecità esclusivamente umana dell’uomo-padrone-geloso, ma si rivolga alla semplice protezione di ciò che si ha a cuore.

Ma soprattutto, del maschile amo l’Amore. Quello lasciato libero di esprimersi in ogni sguardo, in ogni sorriso, in ogni gesto. Nel battito accelerato del cuore. Nel lieve tremito delle mani.
Quando quell’Amore si accende e arde, ogni altra cosa passa diventa secondaria, e le anime comunicano senza barriere a separarle. Allora diventa vera la verità più vera.
Quella che fa dire, in un sussurro:
La cosa che più Amo in Te, è Amore.”